La pratica dietro la pratica

Voglio raccontarvi la storia di E., una paziente che ho avuto in cura anni fa.

Grazie a lei e alla sua storia, ho l'opportunità di darvi un esempio pratico di come sia importante saper ascoltare e comunicare col proprio corpo, di come il corpo abbia dei messaggi preziosissimi di cui fare tesoro, dunque di come sia ancora una volta evidente la sua diretta relazione con l'anima.

E.( userò solo la sua iniziale nonostante mi abbia autorizzata a parlare di lei) era arrivata da me dopo aver provato ogni tipo di cura possibile e immaginabile.

Soffriva di un dolore acuto a livello delle creste iliache dove, in tre interventi chirurgici, le avevano prelevato parti di osso per riparare una lesione a livello vertebrale che aveva richiesto cure mediche intensive.

Tutti i muscoli della colonna vertebrale erano debolissimi e doloranti e la schiena non godeva di grande mobilità.

Iniziai a proporle un leggero lavoro di mobilizzazione, andavano rafforzati i muscoli spinali, altrimenti per lei sarebbe stato ( e lo era infatti!) molto difficoltoso anche solo stare in piedi.

Il problema reale era però il dolore, che non l'abbandonava che in posizione sdraiata ferma.

Provai a farla mettere prona ( a pancia in giù) chiedendole di provare a sollevare una gamba alla volta, un esercizio apparentemente molto semplice.

Nè io nè lei avevamo idea del viaggio che E. stava per intraprendere con quel movimento…e io con lei!

Aiutai E. a posizionarsi correttamente in posizione prona, poi la guidai nell'usare il respiro per accompagnare l'atto di sollevare la gamba.

Appena alzò la gamba un dolore lancinante la obbligò a lasciarla cadere di colpo.

Cambiammo approccio all'esercizio, questa volta solo attivando i muscoli che servivano per alzare la gamba ma senza compiere il movimento.

Ma subito si scatenò lo stesso dolore lancinante provato poco prima.

Proposi allora a E. semplicemente di provare a pensare di fare il movimento ma senza nemmeno attivare i muscoli.

Lo stesso dolore!

Era incredibile, il dolore si scatenava al solo pensiero del movimento.

Ed era un dolore terribile, E. era esausta e con le lacrime agli occhi, rassegnata a non risolvere la sua condizione per l'ennesima volta.

Mi chiedevo cosa stesse succedendo in quella parte del suo corpo, erano passati 5 anni dall'ultimo intervento chirurgico e un dolore così acuto era ormai ingiustificato nonostante non avesse recuperato bene la funzionalità della colonna proprio perchè il dolore era diventato un limite invalicabile.

Parlai un pò con lei, cercando di capire cosa potesse esserci in quel punto che la faceva soffrire così tanto.

E. cominciava a sentirsi demotivata, il dolore si ripresentava ogni volta lasciandola senza fiato e senza forze, mi disse che non voleva più illudersi che potesse passare.

Le confessai che non potevo assicurarle una soluzione vista la situazione che avevo sotto gli occhi e le mani, ma qualcosa mi diceva che c'era una risposta nascosta nel suo corpo, ero certa che lì avremmo potuto trovare la soluzione.

Proposi a E. di fare un tentativo, di confidare nella saggezza del suo corpo che non era ancora mai stata indagata.

Le chiesi un atto di fede, pregandola di accettare solo se davvero pensava di potersi impegnare in tal senso.

Io dal canto mio mi sarei messa a disposizione per accompagnarla passo dopo passo, ovunque il suo percorso ci avrebbe portate.

Così decidemmo insieme di procedere.

E ripartimmo da dove ci eravamo fermate.

E. si mise prona, respirando a fondo e con calma, ferma.

La invitai a focalizzare la sua attenzione dentro di sè, a mettersi in ascolto, con pazienza.

Ci vollero alcune sedute, dove apparentemente non succedeva niente, ma con pazienza aspettavamo qualsiasi messaggio potesse arrivare dall'Universo del suo corpo.

Cosa stava cercando di dirle quel dolore?

Ogni tanto avevo la sensazione di riuscire a intuire quale fosse il messaggio a riguardo, ma era solo un'ipotesi ed era importante che fosse E. a trovare la risposta.

La SUA risposta, perchè era l'unica che valeva. 

Lavorammo molto, esplorando insieme una serie di esercizi guidati di comunicazione col corpo.

Finalmente un pomeriggio, durante un esercizio di respirazione qualcosa si fece chiaro in lei e sentì queste parole risuonarle dentro:" Le cellule dove stai sentendo dolore non hanno fiducia che tu ti prenda cura di loro!".

Dopo 5 anni dall'ultimo intevento sentiva per la prima volta questo messaggio!

Finalmente era arrivata all'origine di quel dolore e poteva avere un indizio su quello che era il vero problema: la paura dietro il dolore. 

Per i successivi 6 mesi il nostro lavoro fu concentrato su quella risposta.

E. veniva da me a fare terapia e continuava la pratica a casa.

Le diedi il compito di dedicare 10 minuti ogni giorno alle cellule delle sue creste iliache, ascoltandole e rassicurandole, per portare avanti il processo di ascolto del suo corpo, nel rispetto dei tempi che sarebbero stati necessari.

Ogni volta che E. pensava di attivare i muscoli per sollevare una gamba, se avesse provato dolore si sarebbe fermata e avrebbe pensato alle cellule delle sue ossa iliache dicendo loro: "Siete al sicuro. Non vi farò del male. Nessuno vi ferirà ancora. E' tutto passato, finito."

Questo divenne il suo mantra tutti i giorni per 6 mesi.

Un giorno provò ad attivare i muscoli di una gamba, senza poi sollevarla davvero.

E quella volta le sue cellule le credettero, confidarono che non avrebbe fatto loro del male.

Pensò al movimento e NON sentì dolore!

Incoraggiata da questa conquista, disse ai suoi muscoli:"Adesso proverò a sollevare la gamba di pochissimo."

Aiutandosi col respiro, lentamente e gentilmente sollevò la gamba quel tanto che le permise di staccarla da terra.

Nessun dolore!

Ringraziammo l'Universo per averci mostrato una lezione così potente e ringraziammo le cellule del suo bacino.

E.lavorò su questa pratica finchè i messaggi non arrivarono alle cellule coinvolte e finchè scomparve il segnale doloroso quando era prona, supina e infine in piedi.

E questa era la pratica dietro la pratica.

Nel caso di E., trovare la paura dietro il dolore, rallentare fino a fermarsi e imparare ad ascoltarsi abbastanza da scoprire la pratica necessaria per aiutare a guarire le cellule che erano state traumatizzate molti anni prima, sebbene per una reale necessità.

E'stata una grandissima lezione di ascolto per lei e anche per me, che ha richiesto molto impegno a E., ma ha dato risultati ottimi e stabili nel tempo.

 

Ho voluto raccontarvi questa storia per ribadire un concetto che mi sta molto a cuore: è davvero fondamentale comprendere il linguaggio del corpo, per poter raggiungere la guarigione quando necessaria e/o per mantenere un profondo e stabile benessere.

E' vitale imparare ad ascoltarsi e a comunicare col proprio corpo, perchè nel nostro corpo risiede una saggezza profonda.

Il corpo non mente mai, ricordatelo.

E la sua diretta comunicazione con l'anima è un dono prezioso che abbiamo costantemente a disposizione sul nostro percorso nella vita.

Che ognuno di voi possa avere rispetto per il proprio corpo.

Che ognuno di voi accolga con amore la propria anima.

Vi sono grata se lo farete, perchè sarà un gesto d'Amore non solo per voi stessi, ma per l'Universo intero.

Grazie a te cara E. per la fiducia che mi hai concesso e per tutto quello che ho imparato con te.